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22 luglio 2013

The Art (and Science) of Emiliano Troco


Systema Naturae
Ambienti senza confine

Lo schema, la categoria, la parola, sono tutti sistemi di semplificazione utili a ragionare sulla statistica, sul valore medio, su cosa succede normalmente facendo questo e facendo quello.
Il pensiero stesso, frutto dell'evoluzione del nostro cervello (evoluzione sia genetica che memetica1), funziona proprio basandosi sulla semplificazione dei fenomeni percepiti con i sensi (frutto anch'essi dell'evoluzione).
Tuttavia questa stessa semplificazione e categorizzazione rende in realtà corrotto e invalido il ragionamento, o meglio, il ragionamento rimane valido solo accettando come verità le categorie di partenza.
Nell'andare a stabilire cosa stia dentro o fuori da una categoria però, compiamo una forzatura, una presa di posizione, nonchè una interpretazione della realtà.
Ma soprattutto il grande crimine intellettuale inizia stabilendo grande differenza tra ciò che sta dentro e ciò che sta fuori ad una categoria.
Pensiamo al discorso della maggiore età: a 18 anni si è maggiorenni, pertanto la categoria maggiorenne va dai 18 anni all'infinito. Quale è l'ovvia conseguenza di ciò?
Che si dà un valore di somiglianza a un 18enne e un 90enne, mentre si dà un valore di differenza a un 17enne e un 18enne.
Oppure, tanto per avvicinarci ai temi da me affrontati in pittura, si fa enorme differenza tra un Homo erectus e un Homo sapiens mentre si fa molta meno differenza tra uno scoiattolo e un cavallo, in nome di una categoria discriminante temporale: la Preistoria, o meglio il Tempo Profondo2.
Oppure ancora, in questa precisa mostra, il vero soggetto ad essere percepito alieno è probabilmente il pianeta Giove, facendoci notare come la categoria "Pianeta Terra" sia a noi più cara della categoria "Sistema Solare" per ovvi motivi.
In realtà ad una analisi oggettiva in tutto questo non c’è ancora la vera ingiustizia intellettuale. Il crimine avviene più tardi, quando nell'evoluzione culturale (memetica) le categorie di partenza, create per un preciso scopo, prendono il largo (deriva culturale3) e vengono utilizzate in senso lato anche per altri scopi, oppure semplicemente il tempo che passa rende aliena la categoria concepita per un mondo che ormai non è più così. Ed è in questo punto che la categoria inizialmente utile può divenire finalmente pericolosa.
Essa si allontana da ciò che io definisco buon-senso, una cosa che la società del futuro dovrà riscoprire al più presto prima di soccombere a se stessa. Il buon senso è uno strumento naturale gratuito di cui siamo dotati che contiene in sè concetti di gradazione e intuito sociale. Sfruttarlo ed incanalarlo nella giusta direzione (ovviamente nudo e crudo mal si adatta ad una società già evoluta) sarà il compito dei politici del futuro.

Le opere presentate in questa mostra sono un altro esempio.
Se soprassediamo sulla categoria "dipinti", inevitabile, vedremo subito come i soggetti rappresentati siano difficilmente riconducibili a una specifica categoria dall'uso quotidiano.
Eppure il collegamento è semplicissimo: espressioni ambientali.
Giove è un'espressione ambientale, così come lo è il Sivatherium del Pliocene. Così come può esserlo una colonia di stromatoliti del primo Archeano, oltre tre miliardi di anni fa. Così come lo è un rotolone per l'irrigazione di progettazione francese.
Questo vuole essere il mio messaggio: tutto è collegato, tutto è natura, incominciamo ad abbandonare i nostri schemi antropocentrici che ci impediscono di imparare ed apprezzare la disarmante semplicità della vita e dell'evoluzione, l'unico pensiero filosofico veramente degno di tale nome4 , che ebbe il suo debutto in società 200 anni fa (con padre Darwin) ma che continua a rimanere pericolosamente in sordina.
E’ un vero peccato perchè ne va della nostra religiosità:
non potendo più infatti le religioni reggere il confronto con un'epoca di globalizzazione (in cui competono tra di loro con ritmi accelerati facendo vincere le più adatte ad essere replicate, secondo processi squisitamente memetici essendosi perso il controllo verticizzato) e di verità scientifiche è proprio lì che dobbiamo incanalare i nostri sentimenti di religiosità se non li vogliamo perdere: una religiosità naturalistica, e vi assicuro è una religiosità assai più profonda, consapevole, matura e appagante.
Certo, rimane l'alternativa della dolce ignoranza ingenua, ma non è un bel vedere nel 2000 inoltrato.
Per concludere, una nota doverosa: mi rendo perfettamente conto come non sia cosa facile proporre una visione della vita evoluzionistica all'improvviso senza una preparazione lenta e profonda. Noi siamo nati per credere5 , i nostri sensi sono stati forgiati dall'evoluzione in funzione di un certo tipo di mondo (i nostri sensi ci fanno percepire la terra come piatta e le stelle in orbita attorno a noi)6 e la scienza non ha fatto altro che dirci continuamente: siamo inadatti a percepire il mondo, la realtà è un'altra. Il fatto è che la scienza utilizza nuovi sensi, che non ci appartengono, il paragone si potrebbe fare con gli squaliformi ad esempio, il loro senso dei campi elettrici, localizzato in poche cellule sul muso, gli fa percepire il mondo in maniera molto diversa da come lo percepiamo noi, possono ad esempio percepire le prede nascoste sotto la sabbia, immaginiamo di possedere all’improvviso un senso come quello, non contemplato dai nostri istinti. Il nostro cervello si è evoluto assieme ai nostri cinque sensi, pertanto un nuovo sesto senso artificiale (come ad esempio l'indagine satellitare o lo studio del dna), che non è proprio un senso senso ma una amplificazione articolatissima dei pochi di cui siamo dotati (alla fine continuiamo a percepire le immagini con gli occhi), si trasforma in "sapere cose che non dovremmo sapere” e ci fa sobbalzare ogni volta. Richiede anni e a volte secoli per normalizzare le nuove scoperte, e ogni volta che nasciamo abbiamo bisogno dell'istruzione per imparare e normalizzare le conquiste intellettuali, poichè nasciamo sempre azzerati, con la forma base di Homo sapiens adatto per vivere ai margini del Pleistocene. L’uomo è fatto per essere curioso, per scoprire e inventare ma anche per essere tradizionalista, abitudinario e conservatore.
Quello che voglio dire, e concludo, è che io non sono troppo a favore dei ritmi con cui avvengono le nuove scoperte7, poichè ogni scoperta ha bisogno di tempo per essere assorbita, ma mi rendo anche altrettanto conto che una volta avvenuta una scoperta è sbagliato nascondere la testa sotto la sabbia. Quello che si sa va divulgato. Fare finta di niente non è segno di coraggio, anche perché prima o poi la verità torna sempre a galla. Quello che posso dire è solo che spero che in futuro la ricerca scientifica non venga, diciamo, proibita, ma solo un po' rallentata in modo che segua dei ritmi di apprendimento più umani.

Emiliano Troco



(1) "La macchina dei memi" di Susan Blackmore 1999. Semplificando "meme" è l'unità culturale corrispondente a "gene" in biologia. Il termine è stato coniato per la prima volta da Richard Dawkins ne "Il gene egoista" nel 1976. Francesco Ianneo con "Memetica" compie una buona sintesi dell'argomento nel 2005.

(2) In realtà qui sta celata anche una categoria nascosta: la visione creazionistica del mondo, quindi la negazione dei principi dell'evoluzione.

(3) Per deriva culturale voglio intendere un fenomeno memetico paragonabile alla deriva genetica in natura, ovvero una mutazione autoselettiva, priva di addentellati con la funzionalità ambientale.

(4) Io ritengo che qualsiasi filosofia storica o contemporanea non sia valida se non contiene parte del pensiero neodarwinista o almeno un embrione di collegamento con esso, dal momento che tutta la filosofia possibile (economica, sociale, storica, religiosa, etc) parla della vita dell'Homo sapiens, e la vita dell'Homo sapiens è spiegabile unicamente su solide basi evoluzionistiche.

(5) "Nati per credere" di Pievani-Girotto-Vallortigara, 2008.

(6) “Un burka smisurato”, ultimo capitolo de “L’illusione di Dio” di Richard Dawkins, 2006.

(7) Intendo soprattutto le scoperte di facile applicazione socio-tecnologica, le scoperte paleontologiche e astronomiche difficilmente portano a sconvolgimenti sociali, più rischiosi sono i campi della genetica e dell'informatica ad esempio (ma questa divisione netta in categorie è proprio ciò che non dovrei fare, ecco dunque un esempio della funzione del buon senso!)


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